Ormai non possiamo più nasconderlo, o fare finta di niente: l’importanza di una corretta e responsabile gestione dei rifiuti è sotto gli occhi di tutti (non solo a Napoli) e ci riguarda tutti, perché ognuno può e deve fare la sua parte, parchi divertimento compresi.

Purtroppo come spesso accade l’Italia è in ritardo sul tema e quindi, nonostante i lodevoli passi avanti fatti negli ultimi anni con la diffusione di una cultura del riciclo e del riuso, molto c’è ancora da fare. Sicuramente un ottimo esempio è il parco dell’Italia in Miniatura di Rimini dove la raccolta differenziata già funziona (e si vede), ma per affrontare questo tema così attuale, abbiamo parlato con Alessandro Roncuzzi, assistente dell’Amministratore Delegato di Mirabilandia. È novità di questa stagione, infatti, l’introduzione della raccolta di carta e plastica in contenitori separati, rivolta ai visitatori, anche se è doveroso sottolineare che la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti riciclabili dal lato “non pubblico” è già iniziata anni fa con ottimi risultati.

Per capire di cosa stiamo parlando bisogna fare la distinzione tra il “lato clienti” e il “lato uffici” che comprende tutte le attività interne della struttura.

In poche parole, la raccolta degli olii vegetali e degli scarti di cucina sia della mensa aziendale che dei ristoranti interni al parco funziona già a regime, insieme a quella di tutti gli scarti di potatura e di rifiuti speciali (ferro, vetro e legno) provenienti dalle officine interne.

Da quest’anno è stata introdotta anche sul lato uffici la sola raccolta di carta e plastica con il posizionamento di appositi cestini differenziati in ogni ufficio che, a fine giornata, vengono svuotati nei secchi più grandi.

Ma la rivoluzione maggiore è sicuramente quella che ha interessato il lato clienti, con il posizionamento di bidoni per la raccolta di carta e plastica di cui parlavamo prima e che ci espone lo stesso Roncuzzi.

 

Inserire la raccolta di rifiuti differenziati deve essere molto più complesso di quanto si possa pensare. Ci spiega come è organizzata e come funziona?

L’aspetto più difficile è stato quello di conciliare il necessario taglio dei costi con la necessità di avere più personale per le nuove mansioni, ma a quanto pare ci siamo riusciti. I bidoni che abbiamo posizionato erano già in nostro possesso, quindi sono elementi riutilizzati per la nuova funzione. In questa prima fase, che è ancora a livello sperimentale, non sono presenti su tutto il territorio del parco, ma concentrati nella aree adiacenti ai punti ristoro, se poi il servizio funziona e la risposta è quella che ci aspettiamo, vedremo di estendere la raccolta un po’ ovunque.

 

In pratica si è trattato di affiancare un ulteriore servizio a quello della raccolta dei rifiuti non riciclabili. Questo ha comportato problemi organizzativi?

Il nostro parco ha una strada che corre lungo tutto il perimetro e dove già sono posizionati i cassoni per la raccolta indifferenziata. Abbiamo stretto un accordo con la ERA, l’azienda che si occupa dei rifiuti a Ravenna, per il posizionamento dei punti raccolta di carta e plastica. Ottenere l’accordo non è stato difficile, grazie agli ottimi rapporti di collaborazione che abbiamo coltivato negli anni.

 

Anche perché la procedura è doppia, nel senso che c’è una parte che spetta a voi e una di competenza del Comune.

Sì, nella zona interna al parco la gestione è nostra ed è quotidiana. I camion del Comune passano due o tre volte a settimana accedendo alla strada perimetrale e svuotando i cassoni riempiti dal nostro personale. Grazie sempre al buon rapporto che abbiamo con Era, si è riusciti a organizzare di comune accordo il posizionamento dei bidoni per ottimizzare al meglio la raccolta per entrambi.

 

Per i dipendenti la raccolta di plastica e carta è iniziata prima. Che risposta hanno dato?

Assolutamente positiva. La plastica si riduce alle bottigliette di acqua, ma devo dire che si raccolgono quantità di carta negli uffici che non credevo possibile!

 

C’è stato bisogno di fare una formazione particolare per preparare i dipendenti?

È bastato un minimo di informazione sia ai dipendenti fissi che agli stagionali. La nostra fortuna in questo senso è che siamo un parco con una base di dipendenti fondamentalmente giovane, che ha la mentalità giusta per fare un discorso del genere. C’è qualcuno che crea qualche difficoltà e da cui abbiamo scarsa collaborazione ma la percentuale è minima e, comunque, fisiologica.

 

E quale sarà, secondo lei, la risposta del pubblico?

Immagino positiva. Anche perché c’è da dire che l’idea di partire con questo progetto c’era già da un po’, oggi l’attenzione all’ambiente è alta. Ce ne accorgiamo anche perché tra i nostri visitatori ce ne sono stati alcuni particolarmente attenti da segnalarci la necessità di effettuare la raccolta differenziata.

 

Il prossimo passo quale sarà?

Si chiama “mangiabottiglie” che provvederemo quanto prima a posizionare nel parco. Nasce da un accordo che abbiamo stretto con la S.Benedetto. Si tratta di veri e propri compattatori che all’aspetto sembreranno dei frigoriferi colorati, in cui si potranno introdurre le bottigliette vuote che verranno compattate all’istante, pronte per il processo di riciclaggio. Confidiamo molto nel successo di questa iniziativa, soprattutto dai parte dei più piccoli.

 

Anche a nostro parere l’idea è sicuramente innovativa e adatta ad un parco divertimenti dove anche gettar via una bottiglia vuota può essere occasione di curiosità e di divertimento. Un passo avanti nella direzione dell’ambiente e dell’ottimizzazione dei costi che dovrebbe essere seguito da tutti i parchi in Italia, anche per una questione di immagine. Quanto raccontatoci da Alessandro Roncuzzi è molto indicativo: se ci sono visitatori di Mirabilandia che hanno segnalato la necessità di un servizi di raccolta differenziata, lo stesso avverrà anche nelle altre strutture.

Per farci un’idea di come i rifiuti vengono gestiti nei parchi divertimenti del mondo abbiamo dato uno sguardo anche in America dove, non è una novità, sono più avanti di noi non solo nella raccolta, ma anche nella gestione del materiale raccolto, sia riciclabile che non. Uno per tutti è l’Ocean Lakes Family Campground di Myrtle Beach, in South Carolina, in attività dal 1971 e ha combattuto per anni con il problema della gestione rifiuti cercando la soluzione ottimale che ha poi trovato nel 2009, con il programma ICare, che ha coinvolto tutto lo staff del parco (circa 400 persone) con grande soddisfazione di tutti. Dopo aver provato diverse aziende esterne – che tra l’altro vedevano nel programma di gestione e smaltimento rifiuti del parco ottime potenzialità di guadagno – e aver constatato che alla fine era l’immondizia ad averla sempre vinta, si è deciso di costruire le proprie stazioni di raccolta internamente al parco e di gestire personalmente il trasporto verso il Centro di Raccolta del riciclabile.

“Certo i camion devono ogni volta sobbarcarsi un bel tragitto per raggiungere il Centro con il loro carico di materiali e tutta l’operazione a volte richiede anche due ore” ha spiegato Barb Krumm, direttore marketing e pubbliche relazioni del parco “ma alla fine il nostro stesso staff ha convenuto che abbiamo fatto la scelta giusta”.

L’esempio del programma Icare è piuttosto indicativo ed è la dimostrazione che tutto si può fare con la collaborazione di tutti e un alto livello di attenzione. Non ì certo nato da un giorno all’altro e lo stesso staff del parco è passato attraverso diversi esperimenti prima di trovare la soluzione ideale.

In Italia molto si sta facendo, non solo nei parchi, e la mentalità sta piano piano cambiando. Come ogni rivoluzione ci vuole il tempo e un dovuto ricambio generazionale. Molti risultati si vedranno nell’immediato, l’esempio di Mirabilandia fa sicuramente guardare con favore al futuro, ma saremo certi di aver fatto tutto il possibile solo quando tutto questo diventerà scontato e non eccezionale e non si avvertirà più l’esigenza di scrivere articoli su questo tema.

 

 

 

 

Anche in questo dovremmo guardare all’America, dove sono già diversi passi avanti a noi,

Indubbiamente l’America ha a suo favore una più lunga e radicata esperienza nella gestione dei parchi, elemento su cui l’Italia è sicuramente indietro